mercoledì 2 settembre 2009

Il Governo si disinteressa dei 25.000 precari della scuola che rimarranno senza lavoro e senza salario per colpa dei tagli alla scuola pubblica.


Emergenza sociale. Il Ministro tace. Il Governo tace. Si parla di altro.
C'è sempre un diversivo per deviare l'attenzione, e questa volta la diatriba tra Il Giornale e l'Avvenire. Perdonanza. Libia e frecce tricolori. Tutti argomenti che fuorviano i cittadini dai problemi di ogni giorno. Ad arte. E la gente è disperata. Non staremo a guardare.

da Cgil Scuola:
Infatti, in questi giorni abbiamo ascoltato dal Ministro i soliti giudizi sulla scuola che non funziona, per arrivare ad avanzare proposte che calpestano la nostra Costituzione, come quella di finanziare allo stesso modo le scuole statali e quelle paritarie, ma nessun impegno per risolvere il dramma di tantissime persone che sono le vittime della sua idea di demolire l'istruzione pubblica in questo Paese.

Per il Ministro la scuola non è un bene pubblico fondamentale ma semplicemente un costo da ridurre per far quadrare il bilancio.
L'inizio del nuovo anno scolastico vedrà una scuola più povera di contenuti formativi e didattici, con classi più affollate, con una forte riduzione dei tempi-scuola e con l'impossibilità di garantire adeguati processi di apprendimento.

Le proteste di questi giorni indicano la necessità che si apra un tavolo di confronto presso la Presidenza del Consiglio che rimetta in discussione i tagli alla scuola pubblica, riprenda i processi di stabilizzazione, a partire da tutti i posti vacanti, estenda gli ammortizzatori sociali e affronti la drammatica situazione del Mezzogiorno.

Non consentiremo la ulteriore perdita di tempo, non accetteremo soluzioni pasticciate e parziali perché intendiamo difendere tutti i precari.

Roma, 1 settembre 2009

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Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza. Benjamin Franklin