venerdì 21 agosto 2009

CHI NON VUOLE VEDERE E CHI MUORE, titola l'Avvenire. E la Lega intanto si diverte.


Forte, fortissima la posizione de l'Avvenire in seguito alla morte di circa 80 immigrati nelle acque del Mediterraneo.
La Lega intanto si DIVERTE con il gioco on line inventato dal figlio di Bossi: rimbalza il clandestino. VERGOGNA!



Nessuna politica di controllo della immigrazione consente a una comunità interna zionale di lasciare una barca carica di naufraghi al suo destino. Esiste una leg ge del mare, e ben più antica di quella pure codificata dai trattati. E questa legge ordina: in mare si soccorre. Poi, a terra, opereranno altre leggi: diritto d’asilo, accoglienza, respingimento. Poi. Ma le vite, si salvano. E invece quel barcone vuoto – non il primo arrivato come un relitto di morte alla soglia delle nostre acque – dice del farsi avanti, tra le coste africane e Malta, di un’altra legge. Non fermarsi, tirar dritto. (Pensate su quella barca, se avvistavano una nave, che sbracciamenti, che speranza. E che piombo nel cuore, nel vederla allontanarsi all’orizzonte).

domenica 9 agosto 2009

"E non denunceremo nessuno": coraggiosa iniziativa di un preside


IO INSEGNO, NON DENUNCIO

Paolo Cortigiani, preside della scuola media don Milani-Colombo di Salita Carbonara - cinquecento studenti, il 16% dei quali di origine straniera - ha sottoscritto una lettera chiara e coraggiosa per «tentare di ridurre gli effetti della nuova legge, almeno nel settore in cui operiamo». Si è rivolto a tutto il personale della sua scuola, invitandolo all´obiezione di coscienza. Che si tradurrà, al termine del Collegio Docenti convocato per il primo settembre, in un documento da inviare alle famiglie della don Milani-Colombo e alle istituzioni presenti sul territorio: «Soprattutto al fine di rassicurare le famiglie immigrate sul fatto che la nostra scuola non denuncerà nessuno per il cosiddetto reato di clandestinità. E che, da noi almeno, potranno stare tranquille, abbassando il livello di paura e angoscia che queste norme provocano in altri ambiti della loro difficile vita».

martedì 4 agosto 2009

La Gelmini contro le proteste dei presidi: “lavorate invece di fare politica”. Avesse lavorato lei...invece di far politica...


Da la Tecnica della Scuola:
“Chi non sa dirigere una scuola cambi mestiere. I presidi devono collaborare invece di fare politica”. Sono le parole del ministro Mariastella Gelmini a seguito di una lettera denuncia scritta dai presidi del Lazio aderenti all’Asal. Poi precisa: I presidi che fanno politica sono solo una minoranza”. Di contro l'opposizione e i sindacati: “Ministro, chi deve cambiare mestiere è lei!”. Scuole costrette ad elemosinare persino la carta igienica e le fotocopie. Alunni che restano senza docente per un gran numero di ore. Aule chiuse perché inagibili e progressivo aumento del rischio incidenti”. E’ questa la fotografia della scuola pubblica scattata da centinaia di dirigenti scolastici del Lazio ed inviata il 15 maggio ai genitori degli alunni delle loro scuole attraverso una lettera denuncia.


leggi la lettera dei presidi del Lazio

domenica 2 agosto 2009

E ORA TUTTI CONTRO TUTTI SENZA PIÙ UN’IDENTITÀ

Art. 3 della Costituzione italiana. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».:
Nuova sferzata dal settimanale Famiglia Cristiana alla politica integralista del Governo.
Nessuno ha chiesto scusa a Mohamed Hailoua, il giovane marocchino, residente in Italia dal 2004, escluso dall’assunzione all’Atm di Milano perché extracomunitario e poi riammesso dal tribunale del lavoro, che ha definito "discriminatorio" il comportamento dell’azienda trasporti milanese.

Come nessuno chiederà scusa ai presidi del Sud che il Consiglio provinciale di Vicenza non vuole dalle loro parti; o al ragazzo napoletano costretto a cambiare scuola a Treviso perché emarginato e offeso dai compagni.

scrivici: scuolaaperta_pa@libero.it

Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza. Benjamin Franklin